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Ed eccoci qui, alla fine di un altro anno, alla fine di un 2021 che tutti speravano fosse l’anno della rinascita ed invece, nonostante l’efficacia dei vaccini, ci costringe ancora a passere le feste “separati”. Ebbene si, sono una di quelle persone che si è trovata a dover cambiare i piani all’ultimo momento per un contatto, una positività che, fino a qualche anno fa si sarebbe pagato oro per avere… la positività!
Si perchè quel guardare il bicchiere mezzo pieno, spesso ce lo dimentichiamo. Spesso si guarda solo ciò che ci manca, ciò che non va bene.
Me ne sto accorgendo sempre di più, i miei carissimi pazienti sono i primi a ricordarmi di ricordare a tutti di focalizzarsi sul lato bello della questione, sull’aspetto accettabile anche quando si sta affrontando il peggiore dei drammi.
Sta finendo un anno e per me è proprio una fine definitiva.
Anni fa l’avrei immaginato come un lutto… e per molti miei colleghi è proprio cosi!
Dopo quella che possiamo definire una “carriera” iniziata nel 2004 quando decisi di fare armi a bagagli per iniziare la mia avventura tra le grandi in serie A… e che per tanti versi si è trascinata per molti (forse troppi) anni a causa della mia testardaggine, la mia voglia di rivalsa, il mio voler “finire in bellezza”… ma cos’è poi la bellezza?
Possiamo stabilire in anticipo se un anno di sport finirà con una vittoria o una sconfitta?
Beh, quando mi sono finalmente posta questa domanda ho capito che era arrivato il momento.
E quindi si, ho capito che nonostante la mia ultima stagione sia finita con un infortunio la mia strada nella pallacanestro era arrivata alla fine. The end!
Avevo altre cose da fare, altri progetti da seguire, altri sport da provare… ed ho capito che quella fine, poi non è proprio una fine.
Anzi, in un certo senso è un inizio.
Chiusa una porta si apre un portone… non è mica un proverbio cosi scontato!
Probabilmente la mia lungimiranza mi ha portata ad accettare più facilmente questa “fine”… e nonostante quella lungimiranza, son convinta di aver trascinato questa “fine” almeno per 4/5 anni, forse di più.
Perchè non volevo accettare il fatto di non essere più una giocatrice di basket, la mia identità sarebbe andata in frantumi.
Poi, l’altra illuminazione: “ma sono veramente solo una giocatrice di basket?” Forse no, forse ero anche qualcos’altro… ero una maestra e stavo diventando la psicologa che volevo essere. Iniziavo a vedere i primi risultati di tutti i sacrifici che avevo fatto fino a quel momento, destreggiandomi tra esami universitari e trasferte… iniziavo ad intravedere un’altra me. Una me NON cestista ma che mi piaceva, mi piaceva eccome!
La cosa importante, in questi casi come in tutti, è soltanto una: vedere ciò che si fa.
Percepirlo, sentirlo e riconoscerlo. Finché saremo focalizzati su ciò che non si vuole essere, su ciò che non si vuole perdere o su ciò che non si ha… nulla avrà mai pace, nulla avrà mai un senso e tutti rincorreremo sempre la felicità senza sapere esattamente cosa sia questa felicità.
Senza sapere cosa veramente vogliamo ottenere!
Sapremo solo cosa NON vogliamo ottenere!
Abbiate le idee chiare su ciò che volete ottenere, su dove volete arrivare…casomai potete cambiare idea, cambiare direzione o meta, chi lo dice che bisogna sempre seguire la stessa strada? Ma l’importante è andare, è vedere i passi che si fanno, ci si muove, si cambia.
Il cambiamento è vita ed è questo movimento che da un senso a tutto ciò che ci capita.
Anche un altro Natale in quarantena… all’inizio siete spiaciuti ed arrabbiati per non essere potuti andare sulla neve a provare gli scarponi nuovi da snowboard, ma poi vi permetterà di riaprire il pc e scrivere un altro pezzo proprio come quello che avete appena finito di leggere! :)
Dott.ssa Alessandra Visconti - Psicologa dello Sport
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